top of page

Una questione di cuore

Traduzione italiana di un capitolo del libro Undinge. Umbrüche der Lebenswelt di Byung-chul Han



Il seguente testo è tratto da Undinge. Umbrüche der Lebenswelt di Byung-chul Han (Ullstein, Berlino 2021), pp. 88-91, e liberamente tradotto dal tedesco da Martina Knecht nel marzo 2022. Il libro non è attualmente disponibile in traduzione italiana.


Ne Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry c’è una scena che illustra che cosa si intende per questione del cuore. Lì, il piccolo principe incontra una volpe e la invita a giocare con lui. Ma la volpe risponde che non può giocare con lui perché non il piccolo principe non l’ha «addomesticata». Il piccolo principe chiede alla volpe cosa significa «addomesticare» (apprivoiser). A ciò la volpe risponde: «È una cosa ormai dimenticata [...]. Significa ‘creare legami’. [...] Tu per me sei solo un ragazzino come ce ne sono altri centomila. Non ho bisogno di te. E nemmeno tu hai bisogno di me. Per te sono solo una volpe tra centinaia di migliaia di volpi. Ma se mi addomestichi, allora avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai unico per me. E io sarò per te unico in tutto il mondo…»


Oggi i legami profondi sono sempre meno importanti. Soprattutto in ragione della loro improduttività, dato che solo i legami superficiali accelerano il consumo e la comunicazione. Ecco perché il capitalismo distrugge sistematicamente i legami. Anche le cose del cuore sono diventate rare. Cedono il passo agli articoli usa e getta. Continua la volpe: «La gente non ha più tempo per conoscere qualcosa. Compra tutto pronto nei negozi. Ma poiché non esistono negozi per gli amici, la gente non ha più amici.» Oggi, Saint-Exupéry avrebbe potuto affermare che esistono anche negozi per gli amici, che portano nomi come Facebook o Tinder.


Quando l’ego riaffiora, non è più in grado di ascoltare, perché ovunque sente parlare solo sé stesso.

Solo dopo l’incontro con la volpe, il piccolo principe capisce perché la sua rosa è così unica per lui: «È lei che ho protetto con un paravento. [...] Ed è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi o a volte tacere.» Il piccolo principe dedica tempo alla rosa «ascoltandola». Quello di ascoltare è un atto dedicato all’altro. Il vero ascoltatore si espone incondizionatamente all’altro. Senza questa esposizione all’altro, l’ego rialza la testa. La debolezza meta-fisica per l’altro è costitutiva dell’etica dell’ascolto come etica della responsabilità. Quando l’ego riaffiora, non è più in grado di ascoltare, perché ovunque sente parlare solo sé stesso.


Il cuore batte verso l’altro. Anche nelle questioni del cuore incontriamo l’altro. Spesso sono un dono dell’altro. Oggi non abbiamo più tempo per l’altro. Il tempo come tempo dell’io ci rende ciechi verso l’altro. Solo il tempo dell’altro fa nascere il legame profondo, l’amicizia, la comunità. È il tempo buono. Così parla la volpe: «Il tempo che hai dato alla tua rosa rende la tua rosa così importante. […] La gente ha dimenticato questa verità […]. Ma tu non devi dimenticarla. Tu sei responsabile di ciò che hai reso familiare. Tu sei responsabile della tua rosa.»



I rituali rendono il tempo abitabile, persino percorribile, come una casa.

La volpe vorrebbe che il piccolo principe la visitasse sempre alla stessa ora, che facesse un rituale della visita. Il piccolo principe chiede alla volpe cos’è un rituale. Al che la volpe risponde: «Anche di questo la gente si è dimenticata [...]. È qualcosa che distingue un giorno dall’altro, un’ora da un’altra ora.» I rituali sono tecniche temporali di confinamento. Trasformano l’essere-nel-mondo in essere-a-casa. Stanno al tempo come le cose stanno allo spazio. Stabilizzano la vita strutturando il tempo. Sono architetture temporali. Rendono il tempo abitabile, persino percorribile, come una casa. Il tempo oggi manca di una struttura solida. Non è una casa, ma un torrente. Niente gli dà un appiglio. Il tempo che corre non è abitabile.


Sia i rituali che le questioni del cuore sono poli di quiete nella vita, che le danno stabilità. Sono caratterizzati dalla ripetizione. La compulsione della produzione e del consumo abolisce la ripetizione. Sviluppa la compulsione per il nuovo. Anche le informazioni non sono ripetibili. Già a causa del loro breve arco di attualità, annichiliscono la durata. Sviluppano una compulsione a stimoli sempre nuovi. Le questioni del cuore non dipendono dagli stimoli. Sono quindi ripetibili.


L’espressione francese apprendre par coeur (imparare a memoria) significa acquisire attraverso la ripetizione. Solo la ripetizione raggiunge il cuore. Anche il suo ritmo si deve alla ripetizione. Una vita che ha perso ogni ripetizione è senza ritmo, senza battito. Il ritmo stabilizza anche la psiche. Dà al tempo, elemento intrinsecamente instabile, una forma: «Il ritmo è il successo della forma sotto la condizione (aggravante) della temporalità». In un’epoca in cui le emozioni, gli affetti e le esperienze sono irripetibili, la vita perde forma e ritmo. Diventa radicalmente fugace.


Il tempo delle questioni del cuore, il tempo del cuore è finito. Il cuore appartiene all’ordine terrestre. Sopra la porta d’ingresso di Heidegger c’è il versetto della Bibbia: «Conserva il tuo cuore con ogni diligenza, perché da esso nasce la vita». Anche Saint-Exupéry invoca il potere del cuore che fa nascere la vita. Mentre si congeda dal piccolo principe, la volpe gli svela un segreto: «È molto semplice: si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».


 






Testi: © Antoine de Saint-Exupéry, © Byung-chul Han, traduzione italiana © 2022 Martina Knecht

Illustrazioni: © Antoine de Saint-Exupéry


Nel mio ufficio traduzioni Martina Knecht's Hypertext traduco testi letterari dal 2005.

bottom of page